di Francesco Chironi, Associate Partner yourCEO
Per anni condizionati dal disco rotto che ripeteva “non c’è la domanda”,”i pagamenti on line non sono sicuri”, “questi siti sono poco affidabili”….
Questo mantra è stato sbaragliato dai quasi 4 milioni di italiani che hanno acquistato via tastiera per la prima volta on line in tempo di lockdown, andando ben oltre il solito turismo e libri che avevano sino ad allora dominato la scena, per provare di tutto: dal cibo pronto a quello confezionato, ai prodotti freschi, all’abbigliamento, all’elettronica di consumo. E quindi, avviso a tutti i produttori e dettaglianti: nuovo canale di vendita di dimensioni importanti, e domanda per tutti sul se e come approcciarlo. Crescita esponenziale dei marketplace già ben rodati, capitanati da Amazon, investimenti in superfici e tecnologia di stoccaggio e picking, fascinazione per i produttori da questo apparente facile canale di vendita, salvo doversi confrontare con problemi di dimensione critica, costi, margini inaccettabili. E quindi il nuovo bisogno di studiare opportunità di successo della via autonoma, il proprio sito internet, con tutte le implicazioni connesse: funzionalità e visibilità, in primis, con relativi costi, logistica, modalità di consegna nell’ultimo km, qualità del servizio.
E i big retailer della GDO?
A loro volta market place naturali, un concentrato di migliaia di articoli in assortimento, centinaia di produttori, e la domanda: cosa e come vendere on line? Ed ecco il proliferare dei nuovi tentativi di canale, più o meno riusciti, dalla home delivery, con annesso problema di tempi e costi, al click & collect in negozio, alla consegna in auto, o attraverso i riders, con temi fondamentali apertissimi di organizzazione, logistica operativa, infrastruttura informatica, marketing e customer service, costi e condizioni di lavoro, in parallelo alle problematiche consuete. Nascono specializzazioni particolari nel mondo dei prodotti freschissimi, a partire dagli ortofrutticoli di alta gamma a km zero, oggi in via di estensione alla pasticceria e alla gastronomia. Così in ambito non alimentare, in alcuni casi molto più difficile, come la sfida quasi impossibile di riuscire a vestirsi on line senza indossare o toccare il tessuto, con i connessi problemi di reso e costi spesso insostenibili. Su altri settori si fa leva sui più moderni concetti di esperienzialità e sui bisogni latenti di acquisto da catturare durante una dimostrazione, quello che un tempo faceva in casa il piazzista e poi la televisione di reti e materassi, il motivo per cui in Cina si registrano numeri importanti dalle applicazioni di live shopping, una delle nuove frontiere ancora in sviluppo in Italia, in attesa delle altre che certamente arriveranno.
Siamo in un tempo in cui il fisico e il digitale tendono sempre più a intersecarsi, spesso sotto la stessa insegna, aprendo prima alla discussione tra specializzazione o multicanalità obbligatoria, poi dal concetto di multicanalità e del recarsi a fare acquisti in negozio, a quello di esperienza preparatoria da far vivere al cliente, dotandosi di infrastrutture adatte all’eventuale acquisto, istantaneo o meno, suscitato dall’esperienza vissuta. Guardando avanti, l’ecommerce continuerà a crescere anche dopo 15 anni a 2 cifre. In questo scenario, per le imprese nazionali l’ecommerce è diventato obbligatorio, come anche affacciarsi all’estero, a meno di non voler fare del nostro mercato facile preda di operatori esteri già attrezzati. Nella consapevolezza che per fare questo salto l’Italia necessita di dimensione critica, finanziatori dell’innovazione, venture capital e specialisti.
E’ infatti in questo substrato che fioriscono innumerevoli temi quali, a solo titolo di esempio, quello dell’ecosostenibilità, della robotica applicata, dei sistemi di pagamento più idonei, del time sensitivity, della customer centricity, delle social community, dei fondamentali analytics di comportamento su internet e dello studio competente dei dati, dell’ anticipo cliente sull’atto finale d’acquisto o sulle proprie recensioni,dei comportamenti virtuali del cliente nei negozi, del metaverso, e quindi nuovissime professioni e strumenti sotto il cappello digital, nati e nascenti per aiutare le aziende a gestire tutto questo.
Quello che è certo è non solo che l’argomento interessa tutti, nessuno escluso, ma anche che l’approccio a questo mondo – in caso di ambizioni di successo – oltrepassa i confini della pura tattica di pochi adeguamenti tecnologici, il più delle volte fini a se stessi, e pervade trasversalmente l’azienda, obbligando ad un ampio e competente approccio strategico, quello della trasformazione digitale.
In uno scenario così ricco e complesso, multiforme e specialistico, la comunità di fractional manager yourGROUP dispone di esperienza e competenza ideale per accompagnare anche l’imprenditore meno attrezzato tanto nella fase di razionalizzazione del proprio indirizzo strategico, quanto in quella di selezione, acquisizione e coordinamento operativo di tutte le expertise e tecnologie necessarie per poter ambire ad occupare un ruolo attivo e di primo livello sul palcoscenico della modernità.